I Verdi Liguri chiedono la riduzione delle aree soggette a limitazione e l’individuazione di norme equilibrate per le zone limitrofe come il divieto di uscita dai sentieri o il trekking con operatori che consentano di salvaguardare le attività di outdoor presenti e permettano di gestire l’emergenza sanitaria.
Infatti la grande contagiosità dell’infezione da Peste Suina Africana vede come vettore di contagio in primo luogo la fauna selvatica rappresentata dal grandissimo numero degli ungulati presenti sul territorio. La mobilità di questi animali non è certo influenzata dalla presenza di escursionisti o bikers, ma al limite, dalla caccia in braccata che tende alla dispersione degli esemplari al di fuori delle loro aree.
Il manuale operativo relativo al contenimento delle pesti suine prevede inoltre che “solo attraverso un costante scambio di dati ed informazioni, e un efficace coordinamento tra tutti gli stakeholder, compresi i cittadini comuni, e la sinergia di tutti i livelli coinvolti, è possibile raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione”.
Appare quindi spropositata l’estensione dell’area individuata in quanto lo stesso manuale indica come “ai fini della identificazione della zona Infetta si deve considerare che l’area di circolazione attiva del virus corrisponde alla linea delle coordinate più esterne dell’area di ritrovamento delle carcasse più 6 km, che corrispondono al massimo spostamento annuale di un cinghiale maschio”.
Le previste misure di divieto di ingresso hanno ovviamente senso all’interno di quest’area mentre in quella limitrofa di sorveglianza potrebbero essere mitigate e rimodulate in base a diversi criteri.
Il manuale prevede addirittura la possibilità di caccia nella zona di sorveglianza, mantenendo la biosicurezza e di conseguenza potrebbe essere prevista anche la presenza di altri agenti.
Tale provvedimento, anche in considerazione dell’assenza di allevamenti suini intensivi nella regione, appare spropositato e passibile di creare enormi danni all’attività turistica di quelle aree, senza peraltro costituire né un beneficio dal punto di vista del contenimento, né tantomeno un obbligo normativo rispetto alle linee guida.
Chiediamo pertanto alla Regione di farsi parte in causa per la ridefinizione delle aree soggette a limitazione e per l’individuazione di norme (es. divieto di uscita dai sentieri, trekking con operatori, divieto di trekking con animali domestici, sanificazione delle calzature, divieto di abbandono cibo) per le zone limitrofe, al fine di salvaguardare le attività di outdoor presenti.
Chiediamo altresì di attivarsi per l’erogazione di ristori per tutti gli operatori del settore coinvolti da questa emergenza.