La catastrofe climatica con le alluvioni delle città romagnole Forlì, Cesena, Ravenna, compresi i paesi, il crollo dei ponti, le strade diventate fiumi e le sue spiagge cancellate ci testimoniano come il clima sia l’emergenza numero uno. Una emergenza che ha causato 14 morti, molti dispersi e 14.000 evacuati che ci avverte, come sostiene il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, del processo di tropicalizzazione dell’Italia.
Anche il lungo periodo di siccità che ha interessato la zona ha contribuito ad aumentare il fenomeno alluvionale poiché il terreno arso non ha fornito la sua funzione di assorbimento dell’acqua. I terreni secchi paradossalmente perdono la loro capacità di assorbire l’acqua.
Gli scienziati del Cmcc (Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici), che contribuisce al programma Copernicus di previsioni stagionali, prevedono l’arrivo per l’autunno di El Nino, un tornado che influenzerà la fascia tropicale e alcune zone del Nord America. Questo porterà effetti anche in Europa: ci saranno più piogge.
In Italia secondo uno studio dell’Osservatorio di Legambiente si sa che in soli dieci anni il numero annuale di allagamenti da piogge intense è passato da dieci nel 2012 a 150 nel 2022.
Con questo l’Italia è diventata per la sua morfologia e la fragilità territoriale l’emblema del disastro climatico. L’uomo ha contribuito ad aumentare la causa di questa terra malata con cementificazioni che non frenano il consumo di suolo; paradossalmente mentre si denuncia una diminuzione demografica aumenta la costruzione di case.
Siamo davanti a un punto di non ritorno. Bisogna decidere se salvarci o soccombere alla ribellione della Terra. Già poiché è sempre più chiaro che la Terra sopravviverà senza l’uomo: il responsabile delle malefatte e la Terra, il suo ecosistema reagisce espugnando l’uomo.