I primi atti del procedimento che fa seguito alla querela per diffamazione che Giorgia Meloni, non ancora presidente del Consiglio, aveva sporto nei confronti di Roberto Saviano per aver definito” bastardi” gli esponenti il centro-destra davanti all’annegamento del piccolo Youssuf nel corso della migrazione dalle coste dell’Africa, hanno suscitato un grande dibattito riguardante molti aspetti della vicenda tra i quali la libertà di stampa o l’opportunità politica di tale atto.
Ma c’è un altro elemento, per così dire” linguistico”, che merita una qualche riflessione: l’ingiuria utilizzata da Saviano, nel vocabolario Treccani è un termine utilizzato talvolta in modo dispregiativo per indicare un figlio illegittimo. Si sente l’eco di una cultura nella quale i nati al di fuori del matrimonio tra nobili ( maschi) e plebei ( femmine), quasi sempre frutto di relazioni totalmente asimmetriche per censo, ricchezza e potere se non di veri e propri stupri, erano bambini marchiati e ostracizzati perché da nascondere. Nel gran numero di termini dispregiativi ed offensivi di cui è ricca la lingua italiana, questo riferimento alle origini della persona come elemento negativo è abbastanza comune, pensiamo al classico” figlio di puttana” in tutte le sue varianti anche dialettali.
Però mi ha stupito sentirlo in bocca a Saviano, noto per la sua sensibilità nei confronti degli ultimi e per la sua grande attenzione a questi temi e ancor più quando ha affermato che non è stato frutto di un impulso dettato dalla rabbia ma di averlo scelto con cura per generare una reazione forte.
Mi sono quindi chiesto quale termine avrei scelto io al suo posto e ammetto di non aver trovato una parola allo stesso tempo fortemente dispregiativa ma sufficientemente descrittiva.
Come appellare un individuo che per un tornaconto personale è disposto freddamente, scientemente e ripetutamente a generare enormi sofferenze gratuite ai suoi simili ed a metterne a repentaglio la vita?
Che aggettivo usare per chi, per guadagnare più soldi, non fa la manutenzione a un ponte che sta per crollare, per chi risparmia sulle riparazioni di una funivia e la fa viaggiare con i freni di emergenza bloccati, per chi, per avere consenso elettorale e quindi potere, ostacola in tutti i modi i soccorsi a bambini donne e uomini che rischiano e perdono la vita a migliaia in mezzo al Mediterraneo per sfuggire agli orrori della guerra, alla fame, alla dittatura, alla povertà?
Come definire chi, pur vivendo nella sicurezza e negli agi della opulenta società occidentale, pur avendo famiglia e figli, alla sera, magari appena coricato in un letto caldo e accogliente, nell’ora che per molti è occasione di un interiore rendiconto della giornata riesce a dimenticare tutte quelle persone che, per causa sua e dei suoi sodali, sono in mezzo al mediterraneo su un canotto semi affondato o schiavizzate e violentate in una prigione libica oppure ancora su di una banchina di cemento di un porto italiano avvolte in una coperta, sole, al freddo e circondate di poliziotti. E se al posto di quei “minori non accompagnati” ci fosse suo figlio o sua figlia non vorrebbe che uno stato straniero lo salvasse dalle onde lo portasse all’ asciutto e al sicuro, gli desse un pasto caldo e un letto mentre decide della gestione amministrativa del suo futuro?
Ammetto la mia ignoranza ma io non ho trovato il termine giusto e un pò mi consola il pensiero che probabilmente non c’è riuscito nemmeno uno scrittore come Roberto Saviano.
M.B.