Bene la decisione trovata a Lussemburgo nel Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dei paesi UE di bloccare le vendite nel 2035 delle auto nuove a benzine e diesel. Tutto per l’obiettivo di emissioni zero nel 2050…ma io farei presente un’altra battaglia da aggiungere a questa sulle auto: quella di contrastare la ‘cultura della carne‘.
Esiste una riflessione, scritta esattamente 30 anni fa da Jeremy Rifkin con il libro Ecocidio. Ascesa e caduta della cultura della carne, su quanto è devastante il consumo di carne per l’ambiente e quindi per la salute in generale.
Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, insegna alla Wharton School of Finance and Commerce. I suoi corsi all’Executive Education Program vertono sul rapporto fra l’evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo economico, l’ambiente e la cultura. Presentando sconcertanti dati di fatto e ricorrendo agli apporti di diverse discipline, dall’antropologia all’ecologia, Jeremy Rifkin in quel libro formula una precisa accusa al consumo di carne.
La ‘cultura della carne‘ oltre che responsabile di molte malattie è fautrice e responsabile di enormi squilibri ecologici, incrementando la povertà e la fame nel mondo con la sottrazione di grandi quantità di cereali all’alimentazione umana. Inoltre per fare posto a pascoli vengono abbattute foreste, terre fertili vengono trasformate in deserti, per cui si alimenta la minaccia di catastrofi climatiche.
Quel libro si è rivelato profetico e la denuncia della ‘cultura della bistecca’, responsabile di milioni di tumori, di infarti e diabeti, ci invitava a cambiare comportamenti alimentari.
Un dato che poi ricordo mi aveva incuriosito è quello sui peti delle mucche che negli allevamenti intensivi superano per immissione nell’aria la quantità di metano di tutto il traffico automobilistico. Sì, il metano è prodotto in gran quantità dalla digestione degli animali, soprattutto i ruminanti e quel gas è capace di aumentare drasticamente l’effetto serra contribuendo a surriscaldare la Terra.
Anche i dati del settore zootecnico europeo non sono confortanti e emettono -secondo fonti di Greenpeace del 2020- l’equivalente di 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Se aggiungiamo poi le emissioni di gas serra, quelle che derivano dalla produzione di mangimi o dalla deforestazione, queste arriverebbero a toccare le 704 milioni di tonnellate di CO2. Ancora una conferma: L’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi è maggiore di tutto quello dei trasporti.