Naomi Klein (Montréal, 8 maggio 1970) è una giornalista, scrittrice e attivista canadese, impegnata da oltre 20 anni nelle battaglie per la giustizia sociale e per la salvezza dell’ambiente, documentando le catastrofi in corso e raccogliendo dati, spesso scomodi. NoLogo del 2000 è il libro che l’ha resa famosa nel mondo. Quel libro trattava un’analisi della storia delle tecniche di gestione del marchio e alle sue ripercussioni sulle dinamiche del lavoro e un radicale cambiamento del capitalismo con la creazione del mercato globale, per cui lo sfruttamento della manodopera veniva dislocata nei paesi del Terzo mondo.
Il libro ‘Il mondo in fiamme. Contro il capitalismo per salvare il clima’ è uscito nel 2019 -tradotto in italiano dalla Feltrinelli editore- e affronta alla radice la battaglia da condurre per salvare il clima. Per Naomi Klein questa è l’ultima occasione per invertire la direzione del nostro futuro. Per superare la crisi del clima, dobbiamo cambiare il sistema che l’ha prodotta. Senza mezzi termini dobbiamo essere capaci di rinunciare alla cultura consumistica affrontando con coraggio la sfida di un cambiamento radicale nel nostro stile di vita.
E’ un bene ricordare la battaglia dei giovani, e nel primo capitolo Naomi Klein lo riporta: ‘I giovani di tutto il mondo stanno portando allo scoperto il cuore della crisi climatica mentre esprimono la profonda nostalgia per un futuro che credevano di possedere ma che sta progressivamente svanendo ogni giorno in cui gli adulti non agiscono ammettendo che viviamo un’emergenza.
È questa la forza del movimento climatico giovanile. Diversamente da tanti adulti in posizioni di potere, non sono stati ancora addestrati a occultare sotto il vocabolario della burocrazia e dell’ipercomplicazione gli incalcolabili rischi odierni’. Tra queste un richiamo particolare a Greta Thunberg e la sua sindrome di Asperger, che ha contribuito a farne una ossessione il problema del cambiamento climatico. Una ossessione che dovrebbe investire tutti.
Da lì in poi la Klein documenta quanto il problema ambientale interessi sempre più la politica. Un riferimento a No Logo è doveroso per richiamare tutti ad un modello economico più umano con l’abbandono dell’economia di mercato responsabile dell’attuale cambiamento climatico.
Una riflessione per me qui appare giusta: l’attuale guerra in Ucraina vede nello scontro Russia-Stati Uniti, non un cambiamento di economia di mercato, di neoliberismo…anzi la guerra dell’occidente è combattuta solo sul piano economico capitalistico che non prefigura nessuna inversione; su questo piano continua e si accelera il dramma del cambiamento climatico come avvenne con i consumi del new deal nel dopoguerra della seconda guerra mondiale. Nel libro si auspica invece un Green New Deal pieno di speranza e umanità; un piano non solo pieno di pannelli fotovoltaici, ma ricco di cambiamenti di diverso carattere e qualità:’Ci serve l’energia eolica e solare distribuita e, ove possibile, di proprietà comune, invece dei sistemi altamente centralizzati del New Deal come l’idroelettrico con le sue dighe o l’energia da combustibili fossili. Ci servono case popolari ben progettate, etnicamente integrate e a zero emissioni, costruite con l’apporto democratico delle comunità di colore, al posto degli sterminati sobborghi bianchi e dei casermoni popolari etnicamente segregati del periodo postbellico. Dobbiamo devolvere potere e risorse alle comunità indigene, ai piccoli agricoltori, agli allevatori e a chi fa pesca sostenibile perché possano pilotare una campagna di impianto di miliardi di alberi, bonifica delle paludi e ripristino del suolo invece di cedere il controllo della protezione ambientale ai militari e alle agenzie federali’. Segue poi una serie di articoli della Melania Klein che copre un tempo che va dal 2010 al 2019. Un compendio delle principali lotte ambientalista di questi ultimi anni.
Infine, per chiudere con un po’ di esempi positivi a dimostrazione di come un sistema economico e sociale diverso può esistere e può anche funzionare molto meglio del capitalismo: il libro consiglia di prendere ispirazione dai paesi scandinavi e il loro sistema economico socialdemocratico.