La guerra di Vladimir Putin crea un duro colpo anche alle politiche per l’ambiente. Si sa che la guerra è anche un grande serbatoio di emissioni nocive all’ambiente; ma poi diventa responsabile per un ritorno indietro degli obiettivi fissati per il cambiamento climatico: si riparla di carbone, di trivelle, di petrolio, di costi aumentati su tutta l’energia…e quella alternativa e sostenibile viene abbandonata. Questo sarebbe un motivo in più per dire no alla guerra.
In un articolo di Angelo Bonelli, del partito Europa Verde-Verdi, sul quotidiano Domani rimarca: ‘In tempi di guerra, ci dimentichiamo dello stato di salute del nostro pianeta e del collasso a cui stiamo andando incontro con il cambiamento climatico essendo il metano un gas climalterante a forte emissione di CO2. Draghi in parlamento ha detto che potremmo riaprire le centrali a carbone. Eppure sarebbe possibile da subito costruire una politica energetica di pace, puntando sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Nei prossimi due anni potremmo dimezzare l’utilizzo del gas per la produzione di energia elettrica se puntassimo sulle rinnovabili e questo è stato confermato pochi giorni fa anche dall’amministratore delegato di Enel Francesco Starace‘. Quindi invece potremmo invece trovare in questa crisi una opportunità positiva.
I Verdi dunque saranno presenti nelle manifestazioni per dire NO ALLA GUERRA. Una follia in tutti i sensi.
Desta anche attenzione e preoccupazione la battaglia svolta attorno alla centrale nucleare dismessa di Chernobyl: questo resta un mistero anche se il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che è stato fatto l’attacco alla centrale e alla sua occupazione da parte delle forze russe per non provocare incidenti nucleari da parte dei nazionalisti ucraini. la realtà è che ci sono 15 reattori nucleari operativi in Ucraina e se i reattori si trovano nel mezzo di un conflitto o di una guerra, non possono essere semplicemente abbandonati. Questo impone di evitare con urgenza questa possibilità. Secondo gli esperti, “la guerra potrebbe portare ad un disastro simile o peggiore del crollo del reattore di Chernobyl del 1986.
Bisogna anche rimarcare che la Storia non insegna mai abbastanza e Putin -quello che si dice il nuovo zar- ha sbagliato i conti: la guerra contro l’Ucraina sarà lunga e alla fine dimostrerà ancora una volta l’inutilità e la follia della guerra. Le ultime guerre lo hanno dimostrato: dal Vietnam all’Afghanistan, le grandi potenze hanno dimostrato l’insensatezza delle medesime. I sentimenti patriottici alla fine prevarranno su un esercito agguerrito. Una lunga fase di logoramento farà ricredere sulla presunta sicurezza dei confini russi oggi vantata da Vladimir Putin.
Poi bisogna ricordare che la fase finale del collasso dell’Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l’indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione. Il giorno di Natale successivo con le dimissioni di Gorbacev da Presidente dell’Unione Sovietica venne conferito il potere al Presidente della Russia Boris Eltsin. Nello stesso momento fu ammainata la bandiera sovietica sopra il Cremlino e sostituita con il tricolore russo. Il Soviet supremo denominato URSS si dissolse formalmente il giorno seguente: 26 dicembre 1991. Oggi a distanza di 20 anni l’Ucraina viene invasa. Putin vuole iniziare una nuova storia che io penso lo porterà a rivedere il suo potere incontrastato.